Vitamina D: l’esperienza di Sandro!

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Oggi Sandro ci parlerà dettagliatamente degli effetti benefici della  VITAMINA D!

Vogliamo precisare che noi non siamo una rivista medica e che vogliamo solo essere un tramite per raccontare alcune storie… Chissà, magari queste esperienze possano aiutare altre persone.

Vediamo cosa ha da dirci ♥

 

L’esperienza di Sandro Calabrese

 

A luglio 2014 mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla, dopo molti (forse troppi) mesi di attesa.

Per chi non lo sapesse La sclerosi multipla (SM), chiamata anche sclerosi a placche, sclerosi disseminata o polisclerosi, è una malattia autoimmune cronica demielinizzante che colpisce le cellule nervose rendendo difficoltosa la comunicazione tra cervello e midollo spinale.

Oltre a seguire le indicazioni del Centro SM presso cui sono in cura, e l’assunzione del più classico farmaco che serve a rallentare la malattia, ho provato a cercare informazioni, da altre persone con la mia patologia, su documentazioni mediche e meno mediche, su canali informativi più o meno rigorosi o canonici.

Così – tra le varie, tante, troppe terapie più o meno ufficiali o fantasiose – mi sono imbattuto nella vitamina D.

Ho scoperto così che già dal 1986 sono stati fatti studi che legavano la SM alla carenza di vitamina D. Il primo fu il dott Goldberg, che somministrò 5.000 UI a pazienti affetto da SM, verificando una riduzione delle ricadute del 50% e un miglioramento delle condizioni generali degli stessi.

Ho scoperto poi, che in Brasile esiste un protocollo di terapia, ideato dal dott. Cicero Coimbra, basato sull’integrazione di altissime dosi di vitamina D. [Qui occorre fare una osservazione. Quando parlo di alte dosi, non parlo di 10.000 UI giornaliere, ma di valori che arrivano tranquillamente a valori di 100.000 unità/giorno e che per i suoi possibili effetti collaterali, DEVONO essere assunte sotto strettissimo controllo medico, da parte di un medico che conosce il protocollo stesso]

Mi sono deciso allora a fare le analisi del sangue  ed ho trovato valori di vitamina D effettivamente deficitari.
Pertanto, ho cominciato ad assumere 5.000 UI giornaliere per poi passare alla dose di 10.000 UI, seguendo le attenzioni e le analisi, di cui abbiamo parlato precedentemente.

La mia forma di SM non è (almeno per adesso) particolarmente aggressiva. Si tratta della forma che viene chiamata RR (cioè recidiva/remissiva), caratterizzata da sintomi neurologici che si presentano improvvisamente e che poi tendono ad attenuarsi, a volte (ma non sempre) sparendo completamente, fino a ripresentarsi a distanza di mesi o anche anni.
Nel momento in cui ho iniziato ad assumere la vitamina D presentavo tre disturbi legati alla malattia. Non gravi, per fortuna, ma fastidiosi:
Rigidità alle gambe. La più classica forma “esteriore” di questa patologia, che porta a trascinare le gambe, a camminare male o zoppicare. Io trascinavo la gamba destra.
Un “residuo” di neurite ottica, il sintomo iniziale che colpisce il 50% dei malati di SM e che mi ha portato, dopo una lunga serie di indagini, alla scoperta della mia patologia.
Un dito della mano che mi formicolava e che muovevo male, come se non avessi un controllo completo su di lui.
Dopo un mese di assunzione di vitamina, tutti e tre questi sintomi, sono scomparsi. Nel giro di due o tre giorni, si sono attenuati per poi scomparire del tutto. Allo stato attuale, solo in condizioni di forte stress fisico o emotivo, si risveglia leggermente la rigidità alle gambe. Ma chi mi vede da fuori, non se ne accorge nemmeno. Ormai non trascino più la gamba.
I risultati, a mio avviso, sono stati talmente sorprendenti, da decidermi a prendere appuntamento con un medico che applica il protocollo Coimbra e sono attualmente in attesa della sua telefonata per la visita medica.

Un altro esempio che posso portare è quello di mia madre. Dolori reumatici, artrosi, diabete. Tutto questo la portava a passare a letto la maggior parte della sua giornata.

Ho deciso di darle una integrazione di 5.000 UI giornaliere. Nel giro i poche settimane, lei ha cominciato ad uscire di casa. Poche cose, la spesa nel negozio sotto casa, qualche ora passata nel salone, anziché in camera da letto, ha ricominciato a curare le sue amatissime piante, fuori il balcone, ha ricominciato a preparare dolci (rigorosamente senza zucchero) e pasta fatta in casa.

Lei stessa dice di “sentirsi meglio”, di essere più attiva, di avere meno dolori. E parenti e amici che l’hanno vista a distanza di settimane, confermano che la vedono in uno stato notevolmente migliore di prima.

 

Concludendo voglio dirvi che io non so se la vitamina D può essere la causa dei miglioramenti miei e di mia madre. Non escludo la possibilità (soprattutto nel mio caso), che i miglioramenti ci sarebbero stati comunque.
Credo però che valga la pena effettuare questa semplice analisi del sangue e studiare le conseguenza che comporta aggiustare questo valore nei pazienti , se si trovasse effettivamente un deficit di vitamina D, che abbiano una patologia invalidante o meno. Forse  effettivamente c’è  un collegamento.

Grazie.

Sandro Calabrese


 

 

 

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